venerdì 20 gennaio 2017

Il paese fantasma di Castelnuovo, il borgo sperduto di Piandicastello, il campanile solitario di Torricella: escursione in uno degli angoli più remoti delle Marche

Una premessa che viene da lontano
Dieci anni fa circa, ero ancora uno studente al quale piaceva più stare all'aria aperta che rinchiuso in una biblioteca a studiare. In quel periodo infatti amavo vagare con la mia auto, senza una meta precisa, alla scoperta dei luoghi che mi circondavano. 
Percorrendo strada su strada, attraversando paesi e villaggi, un giorno mi ritrovai nei pressi di Tavoleto(PU). 
Arrivato nel borgo feltresco decido di proseguire ed entrare nella vicinissima provincia di Rimini. Prima di oltrepassare il confine regionale però, scovo una viuzza che scende dietro un'abitazione posta sul bordo della carreggiata. Più che dalla via in se, vengo attratto dal cartello che si trova al suo imbocco con su scritto Castelnuovo. Incuriosito, decido di fare una capatina da quelle parti. 
Inizio a scendere lungo la strada, nel frattempo mi guardo attorno e sui colli opposti individuo un campanile e delle case... non può essere altro che Castelnuovo. Raggiunto il fondo della valle la strada si divide, l'asfaltata continua accanto al torrente mentre una carrareccia in ciottoli e terra con addirittura un cartello di divieto al suo inizio, sale proprio in direzione delle costruzioni che avevo individuato. Boh!? Penso tra me e me... "magari avrò trovato una via secondaria che raggiunge questo borgo di Castelnuovo" e decido, con molta cautela, di attraversare quella specie di tratturo.
Una volta raggiunte le case lo stupore è tanto, mi rendo conto di trovarmi in un paese completamente abbandonato. Zero abitanti, la grande chiesa e moltissime case crollate, la rocca ridotta ad una foresta, i pochi edifici ancora ben tenuti non sono comunque abitati stabilmente. 
Continuo a girovagare per il borgo fantasma il più a lungo possibile, quando sono costretto a ripartire, prometto a me stesso che sarei tornato ad esplorare con maggior cura quel luogo così desolato e affascinante.
Sono dovuti passare dieci anni prima di fare ritorno a Castelnuovo... meglio tardi che mai!

Informazioni utili prima di mettersi in cammino
In un lasso di tempo così grande è stata una cosa naturale reperire informazioni su Castelnuovo e l'area circostante: 

Il paese fantasma si trova a ridosso del confine con l'Emilia-Romagna, posto sui pianori di un colle a nord del Rio Ventena, ciottoloso torrente, affluente del Fiume Conca. Territorialmente Castelnuovo e le sue campagne sono un'exclave del comune di Auditore (PU).
Le prime notizie che si hanno del borgo risalgono all'XI° secolo. Nel XIII° secolo fu soggetto al vescovato di Rimini fino al 1331 quando, la nobile famiglia dei Malatesta si impose in questo territorio. A quei tempi Castelnuovo era un villaggio rurale di tutto rispetto con una popolazione che superava quella di molti centri simili della zona come ad esempio Auditore. Solamente dopo l'arrivo dei Malatesta il borgo fu fortificato allo scopo di arginare l'espansionismo dei signori di Urbino. Da questo deriverebbe anche il nome del paese. Nel 1445 Castelnuovo ricadeva sotto Galeazzo Malatesta di Pesaro il quale, indebitato fino al collo ed in conflitto con i cugini riminesi, vende Pesaro e circondario agli Sforza di Milano. Dopodiché il castello entrerà a far parte del Ducato di Urbino e seguirà le sue sorti fino ai giorni nostri. 
Una storia del tutto simile a quella di molti altri paesi. Purtroppo però i grandi cambiamenti del secolo passato: l'industrializzazione, l'abbandono delle campagne; hanno ridotto Castelnuovo ad un mucchio di ruderi. Il comune di Auditore pare averci messo del suo isolando l'area con divieti lungo le strade e ideando progetti di recupero piuttosto discutibili.
Per altre informazioni vi invito a visitare il sito: http://www.borgodicastelnuovo.it.

Attraverso occasionali ricognizioni in auto, consultando mappe e quant'altro, ho scovato altri piccoli insediamenti nel medesimo comprensorio collinare di Castelnuovo. Sul versante settentrionale, ai piedi di ripidi calanchi gessosi sorge Onferno, frazione di Gemmano (RN), ho già parlato in precedenza di questo borgo romagnolo e di certo tornerò a farlo in un'altra occasione. A meridione invece, sui crinali che scendono nella valle del Rio Ventena si trovano Piandicastello, comune di Mercatino Conca (PU) e Torricella di Tavoleto (PU). Questi due villaggi , assieme a Castelnuovo, si sono rivelati tappe ideali per un'escursione nella zona.

Piandicastello è un piccolissimo villaggio posto su un pianoro molto panoramico a 504 m s.l.m.. Il borgo è letteralmente immerso nella campagna, sperduto ed isolato, sembra proprio che si trovi nel bel mezzo del nulla.
La sua storia è antica quanto quella di Castelnuovo. I primi documenti che attestano l'esistenza di Piandicastello risalgono al XIII° secolo, periodo nel quale il castello è soggetto all'autorità del vescovato di Rimini. Nel XIV° secolo l'insediamento era parte dei domini malatestiani. La guerra che Papa Pio II scatena contro Pandolfo Malatesta porterà la disfatta di quest'ultimo e l'annessione nel 1464 di Piandicastello al Ducato di Urbino. Il borgo con le sue fortificazioni fu direttamente coinvolto negli scontri e ne uscì semidistrutto, venne successivamente ricostruito per volere del nuovo signore, Federico II di Urbino. Lo sconvolgimento politico e territoriale causato dai Borgia tra il 1503 ed il 1509 portò Piandicastello nell'orbita riminese e bisognerà attendere un altro sconvolgimento, quello Napoleonico, per ricondurlo nella delegazione di Urbino con il riassetto territoriale del 1814 da parte dello Stato Pontificio. Con l'unità d'Italia Piandicastello diventa comune ma nel 1929, la sede viene spostata a Mercatino Conca, nella valle. Nel 1940 perde anche la denominazione di comune e così inizia l'inesorabile decadenza del borgo che lo porterà ad essere un'isoletta in mezzo ad un mare di nulla.
Per ulteriori informazioni: http://www.piandicastello.it.

In fine Torricella, località ancora più piccola delle altre due, si trova poco sopra il corso del Rio Ventena. Purtroppo non ho trovato nessuna informazione su questa frazioncina, la torre che doveva vegliare sull'abitato non è più visibile ma la presenza di un campanile solitario circondato dalla vegetazione rende fascino al luogo.

L'escursione
L'itinerario pensato per andare alla scoperta di questo desolato angolo della provincia di Pesaro-Urbino parte dal villaggio di Torricella e si snoda ad anello dapprima, lungo la valle del Rio Ventena, poi attraverso i colli sovrastanti toccando rispettivamente Castelnuovo e  Piandicastello.
Qui di seguito è esposta la mappa dell'escursione.


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Finalmente in cammino

Gelida mattina d'inverno, mi aggiro con l'auto nei pressi di Tavoleto per trovare questa strada dissestata che mi porterà nel cuore della valle del Rio Ventena. Il cartello di divieto non lascia dubbi, sto entrando in uno dei luoghi più desolati di questo territorio.
Raggiungo Torricella e come spesso accade parcheggio davanti al cimitero: nelle località di campagna è il posto ideale per parcheggiare l'auto.
Li accanto una stradina di terra battuta pare condurre a una chiesa.
In realtà della chiesa di Torricella non restano che rovine invase dalla vegetazione, rimane però questo campanile; silenzioso testimone di un mondo scomparso. La struttura di quest'ultimo è ancora in buono stato, un mattone nella parte alta riporta la data 1914. Sembra quasi che il campanile voglia rimpiazzare l'antica torre che in tempi antichi vegliava sul villaggio.
Scendo sul fondo valle a vedere il Rio Ventena, stretto nella morsa del gelo ma in preoccupante secca.
Inizio a camminare lungo la strada asfaltata che costeggia il torrente. Il freddo è tanto e per scaldarmi vado spedito. E pensare che questa escursione volevo farla in primavera quando la campagna esplode di colori e profumi.
Purtroppo ho sempre rinviato questo itinerario per mille svariate ragioni, anno dopo anno, alla fine ho colto la prima occasione e sono venuto a scoprire questo angolo remoto delle Marche settentrionali. Ma che freddo!
Finalmente la strada si divide: a destra l'asfaltata attraversa il torrente e sale verso Tavoleto, a sinistra una sorta di tratturo conduce ai ruderi di Castelnuovo. Da notare, nella foto, il solito cartello di divieto all'ingresso della strada vegliata dall'alto dal paese stesso.
La strada per il borgo abbandonato sale dolcemente mentre la percorro noto che in alcuni tratti è ancora presente l'antico ciottolato.
Ed eccomi arrivato, una curva mi apre la visuale sul campanile della chiesa.
L'ingresso al borgo, in fondo alla via si raggiunge una piazzetta.
Una delle tre costruzioni ancora custodite di Castelnuovo. Purtroppo però nessuno abita più stabilmente in questo luogo.
Una via del paese,
All'ingresso di uno di questi ruderi  è ancora leggibile la parola "VINO"... siamo all'osteria!
Sul retro della grande chiesa di Castelnuovo.
Alla base del possente campanile una lapide riporta i nomi dei giovani castelnovesi caduti nella Grande Guerra.
Dopo il campanile e la chiesa la via prosegue verso le mura castellane.
L'interno dell'edificio sacro completamente crollato. Quando venni anni fa, era ancora presente il catino absidale.
L'ingresso al castello invaso dalla vegetazione.
Non si riesce a raggiungere quasi più nessuno dei ruderi che si trovano all'interno delle mura proprio a causa dei rovi e delle frasche presenti.
Sulle pareti del castello sono presenti anche delle grotte utilizzate anticamente come deposito.
In fondo al paese, completamente attorniata da rovine, si trova una delle tre case di Castelnuovo ancora ben messe e abitabili.
Proprio attaccato a questa si erge una parete con mezza finestra appesa nel vuoto.
I campi circostanti... anch'essi completamente abbandonati.
Su un colle di rimpetto al paese si trova il cimitero: il posto meglio custodito del paese, non per niente la maggioranza dei suoi abitanti si trova qui.
Il borgo visto dal cimitero.
Proseguo, nonostante veda delle case nessuna è abitata, arrivo addirittura difronte ad una grande azienda agricola completamente abbandonata. Una desolazione sconsolante. Come a Castelnuovo anche per la campagna aleggia quello strano silenzio che fa pensare ai fantasmi.
Continuo il mio cammino e salgo fino ai campi sulla sommità di queste colline. La strada in questo punto funge grossomodo da confine di regione: a sinistra si trovano le Marche mentre a destra c'è l'Emilia-Romagna.
Ed infatti appena l'orizzonte si apre appare l'inconfondibile sagoma del Monte Titano.
Più ad est invece riconosco il bianco campanile della cittadina riminese di Gemmano.
Dall'altro lato invece vedo campagna, colline e sull'orizzonte l'Appennino.
I ruderi di Castelnuovo visti dall'alto.
Bella stradina di terra battuta persa tra i campi.
Sono in prossimità di Piandicastello.
La via sterrata imboccata ai piedi di Castelnuovo termina difronte alla chiesa di San Salvatore.
Li accanto c'è Piandicastello.
Da paese la visuale sul Monte Carpena è a di poco eccezionale.
All'interno del borgo. Le mura perimetrali del castello, purtroppo, sono andate perdute assieme alle strutture più antiche del borgo.
Comunque passeggiare nell'unica via che attraversa il centro di Piandicastello è molto gradevole. Si ha la sensazione di essere in una cittadina in miniatura.
L'antico palazzo comunale costruito sulle rovine della rocca medievale. E' bello vedere come il comune di Mercatino Conca abbia cura di questo sperduto borgo.
Fuori dal paese.
Nonostante le antiche strutture di Piandicastello non esistano più, qua e la per l'abitato si trovano ancora le tracce del suo passato come questo lavatoio.
Uscito dal borgo inizio a scendere verso la valle del Rio Ventena, lungo l'asfaltata che poi così asfaltata non è. Piano, piano me ne ritorno a Torricella vegliato dal severo castello di Tavoleto.

mercoledì 4 gennaio 2017

Aironi bianchi

Uggiosa mattinata alla periferia di Fano (PU), precisamente in località Tre Ponti. 
Sto tornando a casa dal lavoro percorrendo viuzze secondarie mentre scovo un gruppetto di grossi uccelli intenti a far niente. Li per li ho pensato, vedendo le sagome bianche, a dei gabbiani costretti a terra dal mare in burrasca ma arrivando vicino ai volatili con l'auto, ho notato che si trattava di aironi... o almeno credo; non sono un grande ornitologo.
Gli animali, incuranti di me e degli altri curiosi che mano a mano transitavano in auto lungo la via, se ne stavano ranicchiati su se stessi o al massimo si pulivano il piumaggio prestandosi in modo egregio al mio birdwatchingh da quattro soldi.