giovedì 1 ottobre 2015

Escursione nell'Alta Valle del Candigliano: Dai ruderi di Cassìa a quelli di Santa Maria dei Medici

Buona parte delle campagne nel nostro paese sono disseminate di luoghi abbandonati o, come amo definirli io "fantasma". Si tratta di borghi, castelli, palazzi, chiesette, mulini, semplici agglomerati rurali, ultimi testimoni concreti di un mondo ormai perduto il quale affonda le sue origini nel medioevo, se non addirittura prima, e sopravvive fino all'avvento della società consumistica. Per chi non lo avesse capito, sto parlando della civiltà contadina.
Sia ben chiaro... io non sono un nostalgico che vorrebbe il ritorno a quello stile di vita. So bene che ai tempi dei miei nonni si pativa la fame e quel poco che avevano era il frutto di enorme fatica. Ma, a mio giudizio, con il benessere ci siamo sbarazzati troppo in fretta degli antichi saperi, delle tradizioni se non addirittura della nostra stessa storia e presto o tardi ne pagheremo le conseguenze.

Un luogo che rispecchia molto bene questo abbandono delle campagne per l'industria è l'Alta Valle del Candigliano, bacino situato tra Umbria e Marche, nei territori comunali di Città di Castello, Apecchio, Mercatello sul Metauro e Piobbico. Già in altre occasioni sono venuto in questa valle per visitare le antiche rovine della baronia di Monte Ruperto e della torre di Montemaio. Questa volta, aiutandomi con le mappe, ho voluto creare un itinerario volto a scoprire i resti di piccole comunità rurali ormai quasi del tutto dimenticate.
Partendo dalla strada che si snoda sul fondo valle, nei pressi del cimitero abbandonato di Cassìa, mi sono inerpicato sui colli settentrionali del bacino fino a raggiungere la chiesetta di Santa Maria dei Medici per poi scendere rapidamente a Valle.
I luoghi appena citati sono disabitati da decenni, nemmeno i tralicci della corrente li hanno mai raggiunti, pare scontato dire che le loro condizioni sono pessime. Probabilmente, tra alcuni anni, di questi ruderi rimarrà solamente qualche toponimo sulle mappe; un destino triste ma forse è il naturale evolversi delle cose.

Le foto dell'escursione.

Inizio il mio itinerario proprio davanti al vecchio cimitero del villaggio di Cassìa, poco più a valle rispetto a Monte Ruperto. La struttura è ormai abbandonata a se stessa ma la natura con i suoi colori ha voluto decorare ed abbellire questo triste posto.
Scendo la valle percorrendo l'asfaltata. Osservo il crinale di una collina eroso da un'ansa del Candigliano.
Ecco il segnale, si gira a sinistra in direzione Ca'Guglielmi - Calaria, sul sentiero 172.
Appena svolto, il sentiero costeggia i ruderi delle case che un tempo formavano l'abitato di Cassìa.
Il palazzo ottocentesco di Valguerriera. Proprio da la un'assordante musica rompe i miei timpani e non solo quelli... dei ragazzi hanno sfruttato l'isolamento della zona per fare un rave party.
Faccio finta di essere sordo e proseguo fino a quest'edicola sacra circondata da graziose decorazioni di carta e rametti.
Avvicinandomi, scopro trattarsi di un piccolo monumento alla Madonna da parte dei reduci della seconda guerra mondiale. Una testimonianza di come questa zona nel dopo guerra fosse ancora densamente abitata. Facendo delle ricerche su internet, ho scoperto che in prossimità dell'edicola si trovava una chiesa dedicata a San Giovanni Battista, ora completamente scomparsa. Sono venuto anche a sapere che ogni 22 di agosto, nel luogo, si ritrovano diversi fedeli delle vicine parrocchie di Piobbico e Sant'angelo in Vado per pregare. (Tutte queste informazioni le potete trovare sul sito La Valle del Metauro per saperne di più cliccate qui, LINK).
Mi allontano velocemente dalla valle, non voglio più sentire il ritmo martellante della musica da rave che nulla ha in comune con l'ambiente circostante.
Lontano abbastanza, distendo i nervi osservando questa bellissima farfalla.
Una volta salito sui colli il panorama che si apre alla vista è affascinante, ho la sensazione di trovarmi in una zona di frontiera, lontanissimo dalla civiltà che in realtà è a pochi chilometri. Intanto, nella fotto, il Monte Vicino a sud.
L'inconfondibile sagoma del Monte Nerone con i suoi ripetitori a sud-est.
Il gruppo "montuoso" del Monte di Montiego a est.
La Valle del Candigliano che prosegue tra le colline ad ovest, verso l'Umbria.
Continuando a camminare raggiungo il rudere di Ca'Gugliemi.
Oltre l'edificio diroccato il sentiero si appiana e prosegue attraverso cespugli di ginestre in fiore.
Il Sasso Simone a nord-ovest.
Innesto con il sentiero 170, si va a destra verso Santa Maria dei Medici.
Il percorso diventa molto comodo.
Altra foto panoramica, il bacino del Candigliano e sullo sfondo il Monte Nerone a sinistra ed il Monte Vicino a destra.
Tantissimo legname messo a seccare lungo la strada.
In un ampio bivio con la segnaletica assente sbaglio strada. Passa poco tempo quando intravedo un caseggiato.
Si tratta del rudere di Ca'Vieto, completamente circondato dai rovi.
Mi accorgo dell'errore, non è la strada per Santa Maria dei Medici. Consultando la mappa e soprattutto guardandomi attorno scovo la mia meta. Nell'immagine si intravede una chiesetta ai margini del campo, in basso a sinistra.
Ritorno sui miei passi e imbocco la strada giusta, Santa Maria dei Medici è presto raggiunta.
Più rudere di così...
Entro nella chiesetta, sono solo macerie e vegetazione spontanea.
Imbocco la porta ed esco. Purtroppo di questo edificio religioso e dei suoi annessi non ho trovato nessuna notizia eccetto un decreto del Presidente della Repubblica, datato 24 aprile 1963, nel quale si riconosceva l'accorpamento di questa parrocchia con quella di Cassìa da parte dell'autorità diocesana. Un documento che testimonia lo spopolamento in atto nella zona.
Altro bivio... per il fondo valle a destra.
Strano insetto variopinto.
La Valle del Candigliano verso Piobbico.
Scendendo, un altro bello scorcio sul Nerone.
Ed ecco la strada, raggiunta giro a destra e inizio a risalire la valle fino a ritornare al cimitero di Cassìa.
Edifici lungo la strada, alcuni di questi sono ancora abitati.
Prima di tornarmene a casa era doveroso rendere omaggio al Fiume Candigliano. Nello scattare la foto, uno dei bastoni da nordic walking mi cade in acqua così sono stato costretto ad un salutare bagno per recuperarlo. E' stato bello percorrere l'ultimo chilometro che mi separava dall'auto cadenzando il passo con lo splof-splof dei miei scarponi inzuppati.

Guarda il percorso di questa escursione sulla MAPPA.