domenica 19 ottobre 2014

La torre della Metola

Nell'estate appena trascorsa sono più volte finito a girovagare lungo la tortuosa strada provinciale che collega Sant'Angelo in Vado ad Apecchio. L'intento era quello di esplorare i resti di antichi insediamenti abbandonati e allo stesso tempo, godermi i suggestivi scorci panoramici della zona.

Dopo aver visitato la dimenticata Montemaio, sono voluto andare alla scoperta della torre della Metola, un luogo attorno al quale gravitano numerose storie e leggende. Probabilmente, proprio per via di ciò che ancora rappresenta nell'immaginario della popolazione locale, qualche anno fa la torre è stata sottoposta a provvidenziali, sia pur incompleti, restauri.
La Metola, come la già citata Montemaio, non era solo una misera torre ma bensì un importante fortilizio medioevale, abitato da un conte, i suoi armigeri e un certo numero di civili. Questo insediamento, posto in cima ad un colle aguzzo, proteggeva la vicina Sant'Angelo in Vado da eventuali invasori provenienti da meridione ma, con una certa discrezione, facendo capolino tra i colli circostanti, la torre vegliava sulla città madre controllando l'alta valle del Metauro. Ciò ha garantito alla Metola, durante il medioevo, un certo prestigio e al contempo una serie di guerre, assedi e battaglie.
In mezzo a questo marasma nasce Margherita. La bimba, figlia dei conti del castello, purtroppo venne alla luce afflitta da deformazioni e cecità. I genitori, come accadeva spesso a quel tempo, reputarono le condizioni della figlia una punizione divina e di certo si domandarono più volte cosa farne. Sicuramente non potevano lasciare una bambina, incapace di muoversi agevolmente, in un forte continuamente soggetto a scontri armati. I due decisero allora di far guarire Margherita portandola a Città di Castello, sulla tomba di un venerabile frate francescano noto per i suoi prodigi ma non vedendo alcun risultato abbandonarono la piccola presso un monastero della città umbra. Margherita fu così adottata da una famiglia amorevole che le consentì di studiare e successivamente legarsi all'ordine domenicano. La gente iniziò a conoscere ed apprezzare questa giovane priva di ogni bellezza ma ricca di intelletto e cominciò persino a considerarla una santa vivente, fu addirittura citata negli scritti del predicatore e teologo francescano Ubertino da Casale, suo contemporaneo, (avete presente il frate francescano de Il nome della rosa, amico di Guglielmo da Baskerville). Margherita morirà nel 1320 a soli 33 anni, le sue spoglie giacciono d'allora a Città di Castello e la Chiesa Cattolica la considera Beata protettrice dei portatori di handicap.
Nel XVII° secolo, in un periodo meno movimentato per la Metola, nascono alcune inquietanti leggende attorno alla torre dovute alla strana condotta del suo conte, Francesco Maria Santinelli. L'uomo era un appassionato astrologo e alchimista, si dice che conducesse presso la torre numerosi dei suoi esperimenti. Molto probabilmente è per le ricerche del Santinelli che i contadini locali narrano di notti senza luna in cui bagliori e saette si scagliano contro la mole di pietra della Metola. Per alcuni, questi fenomeni sono i segni della lotta tra le forze del bene e quelle del male che dimorano all'interno della torre.

Dopo le doverose premesse, passerei alle immagini di questa mia escursione alla Torre della Metola. Una delle poche uscite baciate dal sole di questa strana estate.

Circondata da una rigogliosa vegetazione la Torre della Metola fa capolino da un alto colle.
Lascio l'auto ai piedi della collina e inizio ad incamminarmi lungo una stradina bianca. Attorno solo verdi campi e macchie di bosco, fino a quando non intravedo la chiesetta di Santo Stefano proprio sotto la torre.
Mente cammino all'ombra degl'alberi spuntano vecchi caseggiati magnificamente ristrutturati e adibiti a case vacanza.
La campagna della Metola.
Il colle con la sua torre che sovrasta le sparute case dell'abitato attuale.
Mi avvicino all'antico forte medioevale attraverso un vecchio sentiero in disuso.
Ed in poco tempo mi porto sull'arida cresta collinare dominata dalla possente torre quadrangolare.
Il paesaggio verso meridione è a di poco meraviglioso: sotto si vedono i verdi campi della Metola, difronte si stagliano le colline dove un tempo dominava la torre di Montemaio e sullo sfondo, da sinistra a destra, il Monte Montiego, il Monte Nerone ed il Monte Vicino.
Prossimo a raggiungere la torre mi imbatto in questa edicola dedicata alla Beata Margherita della Metola.
D'innanzi all'immagine sacra un sentiero sale verso la torre.
Procedendo, mi accorgo che sotto la fitta vegetazione giacciono numerosissimi tumoli di macerie dell'antico castello della Metola.
Ma per fortuna, appena il sentiero si appiana, ecco apparire la torre in tutta la sua possanza.
Da notare il ponteggio da cantiere che raggiunge il ponte levatoio del mastio, come già detto i lavori di recupero della fortezza sono purtroppo stati abbandonati.
Con una certa cautela mi avvicino al portale d'accesso.
Il portone è interamente di ferro e sull'antica toppa della serratura è ben visibile l'incisione di una M.
Nelle pietre che contornano la porta noto questa croce incisa e sotto le seguenti parole: Con fede e con amor deponete un fresco fior. Con tutta probabilità un omaggio al luogo natale della Beata Margherita della Metola.
Abbandono l'antico forte e inizio a gironzolare lungo la cresta di colline che si diramano verso ovest.
Uno sguardo d'insieme alla Metola e alle terre del suo feudo.
Il panorama a nord con il Sasso di Simone ed il Monte Carpegna sullo sfondo.
Su e giù, su e giù per le brulle creste mi allontano sempre più dalla torre.
Camminando arrivo in prossimità di questo meraviglioso casale e completamente rapito dal paesaggio inizio a scendere verso di esso.
Difronte alla casa una stradicciola mi ricondurrà verso il punto di partenza di questa escursione ma prima di andarmene mi godo appieno la bellezza del posto che, permettetemi di dire, è senza paragoni.

Guarda dove si trova la torre della Metola e osserva il percorso più bello per raggiungerla sulla MAPPA.