sabato 20 settembre 2014

Paesaggio da fungaioli I

A fine estate e durante l'autunno, vado per prati e boschi alla ricerca di funghi. I risultati sono altalenanti, certe volte sono baciato dalla fortuna, altre volte solo da zanzare e mosche cavalline in ogni caso, dedico sempre un po di tempo al paesaggio che mi circonda.
L'albero nella foto sottostante è un melo selvatico che si trova ai margini del bosco delle Tecchie, tra Pianello di Cagli e Cantiano (PU).



martedì 16 settembre 2014

La torre di Montemaio

L'alta valle del  Fiume Candigliano, importante affluente del Metauro, oggi appare come una desolata landa ricoperta di fitti boschi, piccoli coltivi e ripidi calanchi insomma, un luogo più adatto alla vita degli animali selvatici che a quella dell'uomo. Ma qualche secolo fa le cose erano molto diverse. In particolare fu nell'età medioevale che queste terre conobbero un certo fermento. Vennero costruiti castelli per difendere i confini dei vari potentati limitrofi, furono combattute battaglie per l'egemonia sul territorio e sfruttata l'unica vera risorsa di questa zona: il legname della foresta con il quale si edificò la Roma dei papi.
Attualmente, l'alta Valle del Candigliano è percorsa da un'unica strada asfaltata che l'attraversa da nord a sud mettendo in comunicazione le cittadine di Sant'Angelo in Vado ed Apecchio. Ventuno chilometri immersi nel verde, con stupendi panorami naturali e pochissimi insediamenti umani ancora esistenti. Però, osservando attentamente le alture e le ripide cime delle colline, è ancora facile scovare gli antichi borghi abbandonati, tra i quali spiccano la baronia di Monte Ruperto, l'imponente torre della Metola e la malridotta torre di Montemaio. Quest'estate ho voluto visitare entrambe le torri citate, scoperte qualche anno fa durante l'esplorazione di Monte Ruperto sono fin d'allora rimaste nei miei pensieri. La prima delle due che ho deciso di andare a trovare è la torre di Montemaio. 

La torre è ciò che resta di un castello costruito sulla sommità di un alto colle nel XIII° secolo o addirittura prima, posto a metà strada tra Sant'Angelo in Vado ed Apecchio. Nel 1209, in un diploma di Ottone IV, il castello di Montemaio viene definito un punto cardine per la difesa dei confini del contado della Massa Trabaria. Per tutto il XIV° secolo Montemaio appartenne alla famiglia Brancaleoni che dovette nel 1386 difenderla dai Montefeltro e l'anno successivo sostenere l'esercito di Città di Castello contro le mire espansionistiche degli Ubaldini della Carda. Alla fine di quel secolo nel castello vivevano ben dodici famiglie, un capitano e trenta soldati. All'interno delle mura inoltre si trovava anche un oratorio dedicato ai Ss. Filippo e Giacomo. 
Cercando un po di documentazione sul castello di Montemaio, sono riuscito a trovare anche la sua planimetria. Probabilmente la struttura è cambiata innumerevoli volte nel corso tempo e non so esattamente a quale epoca possa riferirsi la riproduzione sottostante.


Tornando alle vicende storiche... Nel 1437, Gentile Brancaleoni, erede della Massa Trabaria, sposò Federico da Montefeltro, portando in dote l'intero contado che, nel 1447, entrò a far parte del Ducato di Urbino. Durante la guerra tra Federico e Sigismondo Malatesta, Montemaio venne occupato da Gregorio d'Anghiari, condottiero al soldo del signore di Rimini. 
Nel 1501, la foresta con i suoi grandi alberi fu incenerita da uno spaventoso incendio privando il borgo della sua migliore risorsa economica. Quando nel 1631, il Ducato di Urbino viene devoluto alla Chiesa, Montemaio è ancora un castello abitato ed in buono stato. A dimostrazione di questo, si sa con certezza che la popolazione, nel 1637, volle affiggere una lapide in onore del vescovo di Città di Castello. Questa però rimane l'ultima testimonianza di vita nel borgo. Inizia così il declino di Montemaio che culminerà nel 1782 quando, in una visita del vescovo di Urbania Zamperoli, il castello risulterà abbandonato, senza alcuna abitazione e con l'oratorio in rovina.

Oggi, dopo oltre due secoli di desolazione, di Montemaio non resta che una torre squadrata prossima a rovinare al suolo. L'antico borgo ed il territorio circostante è stato totalmente rinaturalizzato, anche i numerosi caseggiati rurali che si vedono qua e la sono in rovina. Solamente la strada che passa li vicino è, con tutta probabilità, rimasta la stessa d'allora.
Le foto di questa mia breve esplorazione lo stanno a dimostrare.

Parto da casa col sole in fronte ma quando raggiungo le parti di Sant'Angelo in Vado il cielo inizia a velarsi, purtroppo. Comunque sia, dopo aver imboccato la strada che conduce ad Apecchio, raggiungo un passo tra le colline nei pressi di quello che un tempo era il castello di Montemaio . Lasciata l'auto nello spiazzo adiacente alla strada mi incammino a est attraverso un sentiero segnalato.
Trovandomi in un luogo a suo tempo ritenuto strategico, la visuale sull'ambiente circostante è veramente eccezionale. Qui sopra vi porgo il panorama di sud-est con in basso la Valle del Candigliano e sopra di essa il Monte Vicino mentre, sullo sfondo a sinistra si trova il Monte Nerone.
Cammino seguendo la segnaletica e arrivo a questi strani calanchi color cemento.
Questa particolare roccia così friabile non è certo il posto migliore per far crescere delle piante ma crea un ambiente estremamente suggestivo.
Inizio a saltellare da un dosso all'altro scrutando l'alta Valle del Candigliano.
Dune grige in contrasto col verde dei boschi.
Vista d'insieme dei monti a sud-est di Montemaio: ai due già nominati si aggiunge il Monte Montiego che appare basso e smussato nell'angolo di sinistra. Quello che salta più all'occhio però, è la vastità dei boschi che ricoprono quest'area.
Volgendo lo sguardo a nord-ovest è impossibile non vedere l'imponente torre della Metola che domina sui colli circostanti. Sarà la prossima meta delle mie scursioni.
A nord invece le inconfondibili sagome del Sasso Simone e del Monte Carpegna.
Dopo questa scorpacciata di vedute mi addentro in un boschetto, a sinistra il sentiero è costeggiato da un colle mentre a terra noto strani dossi... ho raggiunto Montemaio.
Finalmente qualche raggio di sole riesce a bucare il velo di nuvole, ne approfitto per scattare questa foto sul Monte Vicino. Le pendici della montagna qui immortalate sono quelle dove sorgeva la leggendaria baronia di Monte Ruperto.
Cerco anche di scattare un'immagine più dettagliata del Monte Nerone.
Finita l'ennesima parentesi panoramica rientro nel boschetto e, cercando una comoda via d'accesso all'altura di Montemaio, trovo questo bellissimo giglio montano.
Mi imbatto anche in questi due insetti nel pieno dell'accoppiamento.
Finalmente un passaggio piuttosto agevole.
Appena raggiungo l'altura mi ritrovo su un'ampia spianata intervallata da numerosi dossi ricoperti di alberi... le antiche abitazioni di Montemaio. Il luogo è ammantato da uno strano silenzio malinconico ed  innaturale.
Tempo addietro, qualcuno si premurò di piantare in questo luogo dall'antica storia alcuni pini romani. Gli alberi sono quasi tutti morti e alcuni di loro giacciono al suolo assieme alle rovine del castelllo.
Altro tronco di pino steso sull'erba.
Continuando a girovagare tra tumoli ed alberi ecco apparire la torre.
Il tempo è stato inclemente con lei ma è anche l'unica struttura di Montemaio ancora in piedi.
La facciata nord. Le pietre, eccetto quelle angolari, sono estremamente consunte.
La porta di accesso alla torre o almeno quello che ne resta.
Prima di andarmene ho voluto con un po d'incoscienza, infilarmi nella torre per osservarla dall'interno. Probabilmente sono uno degl'ultimi a poter dire di esservi entrato, non so per quanto ancora la struttura possa resistere all'incuria ed alla forza degli elementi..

Guarda dove si trova la torre di Montemaio  sulla MAPPA.

Fonti:
lavalledelmetauro.org
gli amici del panino - Sant'Angelo in vado
Quando c'erano le torri, Apecchio tra Conti Duchi e Prelati - libro di Camillo Berliocchi

martedì 2 settembre 2014

Alpe della Luna: Da Parchiule al Monte dei Frati

Lo scorso anno, dopo una lunga assenza, tornai sull'Alpe della Luna per affrontare una bella ed impegnativa escursione che dal piccolo borgo di Parchiule, comune di Borgo Pace (PU), mi portò fino alla cima più alta del sistema montuoso, il Monte dei Frati. Purtroppo, un po per mancanza di tempo, un po per pigrizia, non pubblicai nulla di questa camminata inoltre, il blackout del mio computer, quest'inverno, ha distrutto gran parte delle foto. Insomma... tutto da rifare... e l'ho rifatto!
Quest'estate mi sono presentato nel villaggio di Parchiule ben deciso a ripercorrere il sentiero e postarlo finalmente sul blog. Insieme a me c'era anche l'amico Fabrizio, detto Bicio, desideroso come non mai di esplorare per la prima volta le montagne dell'Alpe e cercare zone buone per i suoi amati funghi.

Prima di mostrare le foto e raccontarvi le cose viste ecco qualche nozione sull'itinerario svolto:
Il percorso nel complesso è lungo poco meno di 20 Km, da Parchiule, attraverso il sentiero segnalato con il numero 90, si cammina all'interno di una valle fino a raggiungere i prati e poi il passo di Sbocco Bucine. A questo punto girando a destra e proseguendo a ridosso della cresta dell'Alpe della Luna, si bypassala la cima del Monte Maggiore (1384 m) e di li a poco la vetta del Monte dei Frati (1453 m) è raggiunta. Per il ritorno al punto di partenza c'è una variante, una volta svalicato Sbocco Bucine invece di scendere a valle si imbocca il sentiero 90bis che passando di cresta in cresta arriva ad una minuscola località chiamata Villa ed infine a Parchiule. L'intero percorso si effettua in 8 ore includendo mezzora di sosta.

Ed ecco le immagini... a dire il vero sono molte, forse troppe per descrivere l'itinerario ma in certi casi trovo difficile scartare alcune foto solo per il fatto di essere sintetici, sminuirebbe un'escursione stupenda, ricca di emozioni.

Prima mattina a Parchiule, poche case, quasi tutte di pietra, ancora animate dalla presenza di un'ottimo ristorante ed un piccolo baretto. Io e Fabrizio scendiamo dall'auto e messe in spalla le nostre cose iniziamo il cammino.
Subito dopo il paese appare una chiesa con difronte un antico ponticello che conduce guarda caso... ad un'altra chiesetta.
Oltrepassati i due edifici sacri, la strada si biforca e noi due prendiamo a destra verso località La Villa, un villaggio incantevole sormontato da un'antica torre.
Le ginestre in fiore contornano il nostro passaggio mentre mi accorgo che la segnaletica è stata potenziata dall'anno precedente.
La valle chiusa fra i monti e sommersa nel verde... stiamo entrando nelle "terre selvagge".
Guadando il torrente. Lo scorso anno l'acqua del ruscello era maggiore e dall'altro lato dell' inquadratura un piccolo ma bellissimo salto d'acqua mi ha fatto sostare per diversi minuti, purtroppo quest'anno mi è andata male.
 
La volta precedente però non avevo visto questi ruderi... il motivo... occhi foderati di prosciutto? no di fragoline di bosco... ne sono ghiotto! La mappa segnala la presenza di diverse case a ridosso del torrent ma la vegetazione le ha fagocitate quasi tutte, solo qualche pietra squadrata ne tradisce la presenza.
Continuiamo la marcia fino a raggiungere un bivio, qui bisogna prendere a destra, i segnali sono poco visibili. Sostiamo per qualche istante e Fabrizio mi fa conoscere i benefici della frutta essiccata mentre io gli propongo il mio tè verde al miele. Appena ripreso il cammino ci ritroviamo in incantevoli ambienti plasmati dall'acqua, purtroppo la strana luce che filtra tra le fronde degl'alberi non mi ha consentito di fare foto che rendano giustizia alla bellezza di questi posti.
Guadiamo nuovamente il torrente e iniziamo a salire in mezzo a una vegetazione sempre più rigogliosa.
I resti di Casa Sarza, il sentiero gli gira dietro e si impenna sul crinale sovrastante.
Non posso fare altro che ammirare la grandiosità di queste foreste, nel pesarese sono rarissimi luoghi in cui la presenza umana sia così rarefatta.
Ma è proprio quando uno pensa di aver raggiunto i confini della civiltà che se la ritrova di fronte, sotto forma di ampio tratturo.
Ed è qui che ho quasi calpestato questa vipera, solo all'ultimo mi sono accorto del suo lento strisciare... inutile dire che il mio piede si è pietrificato all'istante.
La strada ci porta ai pascoli di Capanna Bucine; le alture dell'Alpe sono quasi a portata di mano.
Mentre iniziamo l'ascesa per raggiungere il valico di Sbocco Bucine do uno sguardo verso la valle appena risalita.
Giunti in cima alla salita, un palo malconcio ci fornisce ulteriori indicazioni su dove andare. Fabrizio proprio in questo punto scova tra le foglie di faggio un solitario fungo galletto, da qui in poi abbiamo tenuto sempre un occhio fisso al terreno.
Capanno di caccia con tanto di barbecue per arrostire.
Finalmente Sbocco Bucine; abbiamo raggiunto la cresta dell'Alpe della Luna e anche i territori toscani.
Le meravigliose faggete che ricoprono questi monti. Qui Fabrizio, preso dalla febbre del fungo, inizia a scrutare qua e la tra foglie e ceppi immaginando già un'eventuale spedizione di raccolta su queste montagne.
La foresta lascia spazio ad una piccola radura.
Uno squarcio nella vegetazione ci consente di vedere la Valle del Tevere ed il Lago di Montedoglio.
Il panorama di nord-est, sullo sfondo a sinistra è possibile osservare il Monte Carpegna.
L'Alpe della Luna scende dolcemente verso la Val Tiberina, molto più ripidi sono i pendii del versante adriatico.
Nuovamente al cospetto del grande faggio.
La Ripa della Luna.
Il tragitto in altura è caratterizzato oltre che dal panorama anche dall'odorosa presenza di vere e proprie praterie di aglio orsino.
Uno sguardo giù per la ripa.
Fabrizio scatta questa foto mentre mi affaccio sul dirupo.
Ed eccolo Fabrizio..
Panoramica sulle boscose cime dell'Alpe.
Scrutando l'orizzonte verso sud-est.
Finalmente raggiungiamo la cima del Monte dei Frati, nonostante si tratti di una montagna dall'altezza modesta la temperatura è sempre piuttosto basa quassù.
Il Bivacco Paolo Massi poco sotto la cima.
Mezzora di sosta, ci rifocilliamo, lasciamo i nostri nomi sul quaderno del viandante e "annusiamo" la strana atmosfera di questo posto. Immersi in un ombrosa foresta, circondati da un rimbombante silenzio, gli unici rumori che sentiamo sono i nostri e sembrano assordanti, è facile capire perchè questo monte viene detto dei Frati.
Torniamo indietro e con un certo sollievo scendiamo in ambienti più caldi e soleggiati. Raggiunto il bivio tra il sentiero 90 e il 90bis, ai piedi di Sbocco Bucine, Fabrizio vuole perlustrare la zona nel caso trovasse ancora qualche fungo come all'andata, nel frattempo i miei occhi si godono dei suggestivi giochi di luce tra bosco e radura.
Prosegue il cammino verso Parchiule lungo il sentiero 90bis e i suoi passaggi in cresta, nel frattempo scruto per l'ennesima volta i monti dell'Alpe degradare verso meridione.
Giglio Martagone incontrato lungo il cammino.
L'orizzonte in direzione sud-est, ben visibile sullo sfondo è il Monte Nerone ma con un po d'occhio è facile distinguere i principali rilievi del territorio pesarese.
Il paesaggio di queste alture diventa piuttosto arido.
Il Monte Maggiore a sinistra e dietro sulla destra quello dei Frati, è ben visibile anche la Ripa della Luna.
Abbandoniamo la cresta principale per raggiungerne una secondaria più in basso, durante lo spostamento attraversiamo questi suggestivi sedimenti, le rocce più dure paiono quasi delle enormi ruote dentate... degli ingranaggi di chissà quale fantastico macchinario.
I segni dell'uomo si fanno sempre più evidenti.
Ma basta girarsi alle spalle per ammirare ancora una volta la selvaggia bellezza di queste montagne.
Il tragitto di ritorno è stato piuttostoduro ma finalmente ecco apparire la prima tangibile traccia di civiltà, la torre medievale della Villa.
La torre vista da più vicino.
Il minuscolo villaggio de La Villa incastonato tra le verdi montagne, un paesaggio idilliaco!
Scesi nel piccolo borgo ci rinfreschiamo nella fontanella e iniziamo a parlare della gelida birra che ci attende all'arrivo a Parchiule.

Osserva l'intero itinerario sulla MAPPA.

(P.S.) Ringrazio l'amico Fabrizio per avermi fornito alcune delle foto pubblicate in questo post e mi scuso con lui dell'enorme ritardo con cui ho pubblicato la nostra escursione.