giovedì 28 novembre 2013

La Cartoceto transennata

Un anno fa postai la seguente pagina: Crollano le mura di Cartoceto, in quell'occasione incessanti piogge fecero franare una bella porzione di mura castellane ed evacuare due abitazioni. 364 giorni dopo, l'11 novembre 2013, la pioggia ha colpito ancora sbriciolando parte della cinta castellana in Piazza Marconi mentre inquietanti segni sulle pareti a ridosso di Piazza Garibaldi hanno imposto la messa in sicurezza dell'area, costringendo alla chiusura lo storico bar del paese. Che dire... dalla padella alla brace! 
Purtroppo, dopo un anno dalla prima frana, non è stato effettuato alcun intervento per risanare le mura urbiche di Cartoceto e ora ci si trova difronte a un potenziale disastro. Per la regola del non c'è due senza tre, se non si interviene immediatamente, il prossimo crollo potrebbe avere risvolti drammatici.
La velocità con la quale sono stati transennati i punti più pericolosi del centro di Cartoceto la  preferirei vedere nei lavori di restauro delle mura. Spero che la regione sblocchi finalmente i fondi, a tal proposito sta circolando anche una petizione internazionale creata da Karl Hoffmann, corrispondente radio-televisivo tedesco residente ormai da molti anni a Cartoceto, rivolta al Presidente Gian Mario Spacca.

Eccovi le immagini di Cartoceto allo stato attuale... un paese costretto a sopravvivere tra frane e transenne.

Piazza Garibaldi per metà transennata, a sinistra le alte mura che hanno dato segni di cedimento, sotto di esse il bar evacuato.
Non distante da Piazza Garibaldi troviamo le transenne che delimitano l'area franata nel novembre 2012. Il bel viale alberato e le scalinate che conducono alla chiesa parrocchiale quanto tempo dovranno rimanere ancora in queste condizioni?
Il giro delle mura transennato già dalla frana del 2012.
Piazza Marconi, il luogo dell'ultima frana, chiamata dagl'abitanti del posto La Turchia perchè da qui si avvistavano eventuali incursioni dei pirati turchi. Ovviamente ora lo slargo non è più fruibile, costringendo all'isolamento anche lo storico teatro del paese.
Uno sguardo dal basso della frana di Piazza Marconi.

Mi auguro che questo sia il mio ultimo post sugli smontamenti del centro storico di Cartoceto, la prossima volta che parlerò di questo borgo sarà per mostrare le sue bellezze!

Guarda dove si trova Cartoceto.

lunedì 25 novembre 2013

Spazio riservato... Gara di Morra... Vietato occupare!

Girovagando sulle innumerevoli stradicciole che attraversano i colli del pesarese, mi sono imbattuto in questo inconsueto cartello.


Le poche righe sono chiare e coincise, qui si gioca ancora alla morra! Un antichissimo gioco di mani e numeri ormai scomparso lungo la "moderna" costa marchigiana ma che sopravvive ancora nell'entroterra, praticato persino dalle nuove generazioni.
In quel di Borgo Pace mi è capitato di assistere a diverse gare di morra, sono rimasto molto colpito dall'agonismo dei giocatori che a volte sfocia in urla invereconde e gesti intimidatori. A detta di alcuni, gli "atleti" gareggiano meglio se prima dell'incontro si "dopano" con qualche bicchiere di vino... sarà ma personalmente ho già grossi problemi a ragionar di numeri da sobrio, figurarsi ubriaco.

Vi propongo questo video, diviso in due parti, le immagini risalgono al Campionato Nazionale di Morra Figest (Federazione Italiana Giochi e Sport Tradizionali) del 2008, oltre alle pittoresche gare viene spiegato in maniera molto esauriente che cos'è il gioco della morra.



Consiglio anche questo link: Giocodellamorra.it.

mercoledì 13 novembre 2013

La rocca di Maioletto

L'alta Val Marecchia, parte dell'antico territorio del Montefeltro, è un'area tappezzata da suggestivi borghi e antichissime rocche, basti pensare a San Leo, Petrella Guidi, Casteldelci, Pennabilli, Verucchio, alla rocca di Sant'Agata Feltria, a quella di Montebello di Torriana e a tante altre fantastiche località. C'è né una però che è riuscita a mantenere se non addirittura aumentare il suo fascino grazie ai funesti avvenimenti alla quale fu sottoposta secoli addietro: si tratta dell'antica rocca di Maioletto.

Maioletto era durante il medioevo, un importante insediamento a ridosso d'una rupe, sovrastato da una rocca considerata da tutti inespugnabile. La sua posizione strategica fu motivo di dure lotte tra le signorie dei Montefeltro e dei Malatesta, difatti il possesso di Maioletto rappresentava la chiave d'accesso alla vicina San Leo. Il borgo e la rocca seguirono le vicende storiche del Ducato di Urbino fino alla devoluzione di quest'ultimo allo Stato Pontificio nel 1631. Nemmeno cento anni dopo, la notte tra il 29 ed il 30 maggio del 1700, inseguito a quaranta ore ininterrotte di pioggia, parte del colle franò portando con se quasi tutto il paese e gran parte dei suoi abitanti. Questo tragico evento sconvolse tutto il territorio e venne interpretato come una punizione divina, si diffuse infatti la diceria che nel borgo, durante il periodo di quaresima, avvenissero i cosiddetti balli angelici, una sorta di rito pagano culminante con orge collettive. 
La disastrosa frana pose fine all'esistenza di Maioletto e gli abitanti superstiti si dispersero lungo la Val Marecchia. Oggi la rupe e i resti della rocca sono circondati da un bellissimo paesaggio tra calanchi, radure erbose e boschi, meta ideale per archeologi, botanici, rocciatori o semplici escursionisti.

Sono molti anni che conosco la storia di Maioletto ma solo quest'estate sono riuscito ad organizzare una passeggiata fino ai resti della rocca. La forma della rupe è inconfondibile quindi molto facile da raggiungere. La strada che consiglio è da sud, attraverso il bivio per Boscara, passando per il borgo di Poggio e poi lungo i suggestivi calanchi antistanti la grande roccia; una camminata un po lunga ma molto gratificante. 

Le immagini dell'escursione...

Lascio l'auto nel parcheggio del cimitero limitrofo al bivio per Boscara e già da qui la scoscesa rupe di Maioletto è ben visibile. Da questo versante però non si possono osservare i resti della rocca che invece sono ben visibili dalla Val Marecchia, a nord.
Scendo lungo la strada d'asfalto fino a raggiungere le case di Poggio ed attraversarle.
Uscito dal borgo ecco riapparire il picco circondato da praterie e calanchi.
Volgendomi ad est vedo la poderosa Rocca di San Leo ed il suo borgo meraviglioso, peccato per questo cielo plumbeo che attenua la visuale. Pensandoci, anche Maioletto a grosse linee rispecchiava la struttura della sua vicina e forse per molti aspetti le assomigliava.
Un palo della luce piegato dagli innumerevoli movimenti franosi a cui è soggetta questa terra.
Vista sulla Val Marecchia e la cittadina di Novafeltria.
Lungo i calanchi bordati da erbe dorate.
Alla destra del sentiero si apre una spaventosa voragine che scende a valle, queste pareti scoscese rendono inquietante il paesaggio, pensandoci bene la stradicciola sarebbe il set ideale per un film su Frankenstein... avete presente la scena di quando la carrozza corre verso il castello appollaiato sulla rupe?!
Indovinate il nome del fosso che nasce da questi calanchi... Cacarello!
Mi avvicino al grande masso ammaliato da questo paesaggio per me inedito, è la prima volta che cammino su dei calanchi ma allo stesso tempo mi chiedo come sia stato possibile edificare una cittadina in un terreno talmente instabile. Camminando sul sentiero noto che la terra non è altro che fango secco e di tanto in tanto mi imbatto in grandi inghiottitoi .
Prossimo alla rupe incontro questo cippo di recente fattura. La stele fu posta qualche anno fa dal comune di Maiolo, il diretto discendete del Castello di Maioletto. Oltre a recare lo stemma comunale e una riproduzione stilizzata dell'antico maniero, ricorda in poche righe le tragiche vicende che posero fine alla cittadina fornendo anche un elenco delle vittime.

L'epitaffio certamente tratto da un antico testo recita così:

Majolo
Terra del Montefeltro, Stato d'Urbino,
lieto soggiorno e fruttifero paese, ora
affatto rovinato e sepolto per uno
staccamento di terra del monte
superiore e rupina della parte inferiore,
seguito li ventinove maggio, in tempo di
notte, l'anno del Giubileo 1700,
regnante Innocenzo XII, nel mentre che 
cadeva dirottissima pioggia, durata per
lo spazio di ore quaranta, restando sotto
le rovine morti gran parte degli abitanti.

L'elenco di quei poveri sventurati:

Caterina Arrigoni
Lucrezia Ai
Majolo
Marco Antonio
Margherita
Rev. Don Pietro Camaglia
Antonia Cucci
Caterina Maffei
Clara Morandi
Giovanni
Maria Domenica
Rocco
Aurelia Moretti
Cristofora
Marta
Antonio Poggi
Gaetano
Giacomo
Maria
Petronilla
Virginia
Vittoria
Anna Rossi
Ginevra
Ambrosiana Trotti
Antonio Maria
Giovanna

A ridosso della rupe do uno sguardo alle magnifiche praterie che in parte ricoprono i calanchi. Proprio per queste grandi distese erbose, dove sono state censite ben seicento specie di piante, la Comunità Europea ha dichiarato l'area d'interesse comunitario e quindi soggetta a protezione speciale. Aggiungo che grazie a questo spazio incontaminato, lungo il sentiero si è perennemente circondati da numerosissime farfalle, cosa mai vista in altri luoghi.
Giunto ai piedi delle rocce ecco la piccola Chiesa di San Rocco, unico edificio sopravvissuto alla tragica frana giunto a noi in buono stato. Sotto di essa un'attempata lapide in maiolica riporta con toni severi e profetici il resoconto della sciagura che colpì Maioletto:

......"più che la curiosità ci mosse la compassione e le lacrime quel, che
non è più, castello di Majuolo, ora che giace sepolto entro di se stesso
per la slamatura di quella gran falda di monte, sopra cui esso giaceva
(.......) poiché a poco a poco raso, e tolto via dal vicino fiume un ar
gine di terra, che serviva di sostruzione e di appoggio a quel monte
base di Majuolo, s'incominciarono a vedere prima le fissure né muri,
indi la caduta di qualche edificio più vecchio, dopo eziandio dé nuovi.
E pure (chi lo direbbe!) quei medesimi, che furon sordi alla parola
di Dio, divenner ciechi a tanti segni, che Dio medesimo diede a
questa piccola Ninive sicchè non seppero scansarsi, prima con la peni
tenza, e poi con la fuga da quella rovina, che rovesciando sottosopra
in un con i tempj le case, le torri e tutti i muri, non fa ora più distin
guere su quella inuguaglianza di fondo, ove giacque una volta Majuolo,
di cui pianger si dee la perdita"
BRANO TRATTO DA:
LETTERE INEDITE DI MONSIGNOR GIAMMARIA LANCISI
ARCHIATRO PONTIFICIO

Vicino alla lapide (nella foto si vede a malapena), ho notato una strana palla formata da cavi arrugginiti e avvinghiata da corde rotte, ancorata alla nuda roccia della rupe con una semplice catena. Strano vero!?... aveva tutta l'aria di essere un'opera d'arte ma conciata in quel modo... girando su Youtube alla ricerca di informazioni, ho scoperto che cosa è la strana palla rugginosa e perchè è in quello stato. Si tratta di una scultura ideata e disegnata da Tonino Guerra, il noto poeta, scrittore e sceneggiatore romagnolo venuto a mancare lo scorso anno, simpaticamente ricordato da molti per la celebre battuta in uno spot pubblicitario, "Gianni!, l'ottimismo è il profumo della vita!". L'opera intitolata "Il gomitolo dei suoni dimenticati", è scivolata giù per i calanchi a causa di una frana e due domeniche prima del mio passaggio è stata recuperata dai ragazzi della Scuola di Arrampicata Valmarecchia; ecco perchè l'ho trovata così malconcia. 
In questo  VIDEO, avete la possibilità di vedere la "palla" ed il suo rocambolesco recupero.
La facciata della Chiesa di San Rocco, al suo interno è ancora custodito un'affresco del XVI° secolo.
All'esterno un altare e sotto incisione di Madonna col Bambino.
Lasciata la chiesa, continuo a seguire un sentiero che costeggia un muro di roccia, quest'ultimo forse creatosi dal distaccamento della celebre frana del 1700. Ad un certo punto il sentiero arriva ad una scaletta.
Una volta salito mi ritrovo sul costone dove sorge la rocca ma prima di arrampicarmi, do un'occhiata ai pochi resti rimasti dell'antico abitato.
Ecco la rocca, la salita per raggiungerla è veramente dura, le pendenze elevate.
Una delle due torri poligonali della fortezza.
Le mura viste dall'interno.
Una bandiera campeggia su uno dei bastioni che dominano la Val Marecchia.
La spettacolare vista sulla valle verso est.
La Rocca di San Leo, sembra poggiare su una zattera di pietra che sta andando alla deriva tra i colli.
Una delle immagini più rappresentative del Montefeltro.
Dalla cima della rocca osservo il sentiero dal quale sono venuto, pare quasi una foto aerea.
Scendo dall'altro bastione ad osservare le mura.
Un ultimo colpo d'occhio verso Novafeltria prima di tornarmene a casa.

La Rocca di Maioletto è un luogo stupendo, consiglio a tutti di andare a visitarla o perlomeno girarci attorno, ne vale la pena, credetemi. Presto spero di tonare per esplorare il versante nord e ricercare i segni della sciagura che decretò la fine di questa fiorente cittadina.

Guarda la mappa dell'escursione.

venerdì 8 novembre 2013

From Montegiano to Korea

In questo post esulo dai miei consueti argomenti per parlarvi del viaggio intrapreso qualche giorno fa dalla mia cara sorellona Catia. La ragazza vive nel ridente villaggio di Montegiano, nel comune di Mombaroccio (PU), assieme a suo marito ma ormai sono molti anni che lavora come macchinista al Teatro Comunale di Modena Luciano Pavarotti. Questa sua professione la mantiene lontana dal "nido" per lunghi periodi dell'anno ma in compenso le ha dato la possibilità di viaggiare moltissimo. Mai però il lavoro ha condotto mia sorella in un paese così lontano, sia geograficamente, sia culturalmente, qual è la Corea del Sud. 
Il fascino dell'estremo oriente è quasi irresistibile e per questa ragione l'ho pregata di inviarmi qualche foto di tanto in tanto, giusto per avere un idea di come è fatta l'altra faccia del pianeta.

Le immagini...

Iniziamo da Montegiano, il tranquillo e silenzioso villaggio da dove è partita mia sorella la sera del 1°novembre, in meno di 36 ore è passata dalle selve di olivi...
... alle selve di palazzi. Il fatto di potersi trasferire cosi "facilmente" dalle bucoliche campagne marchigiane, in una megalopoli dell'estremo oriente, tra le più grandi del mondo come Seoul, mi lascia interdetto.
La sorellona è in lavoro assieme ad un suo collega con il compito di assistere i tecnici coreani nell'allestimento delle scenografie del Nabucco di Verdi.
Ecco la locandina...
La Catia è rimasta molto sorpresa da quest'altro lato della locandina, dove oltre alle foto di tutto il cast vengono mostrate anche quelle dello staff, piuttosto impensabile dalle nostre parti. Da quello che ho potuto capire, credo che i coreani tengano molto al fatto che vi siano tecnici, scenografie e forse altro proveniente dal teatro che porta il nome di Luciano Pavarotti.
Per mettere in scena il Nabucco si lascia Seoul alla volta di Busan, seconda città della Corea del Sud, primo porto del paese. 
Bella foto notturna sul ponte Gwangan, uno dei simboli di Busan.
I palazzi della città che esplodono di luci e colori come solo in estremo oriente sanno fare.
Ed in fine uno strano monumento anch'esso dotato di parte illuminata.

Resto in trepida attesa di altre immagini provenienti dall'altra faccia del pianeta.

sabato 2 novembre 2013

Nebbia

Nascondi le cose lontane, 
tu nebbia impalpabile e scialba,
tu fumo che ancora rampolli,
su l'alba,
da'lampi notturni e da'crolli,
d'aeree frane.

Nascondi le cose lontane,
nascondimi quello ch'è morto!
Ch'io veda soltanto la siepe
dell'orto,
la mura ch'ha piene le crepe,
di valeriane.

Nascondi le cose lontane:
le cose son ebbre di pianto!
Ch'io veda i due peschi, i due meli,
soltanto,
che danno i soavi lor mieli
pel nero mio pane.

Nascondi le cose lontane
Che vogliono ch'ami e che vada!
Ch'io veda là solo quel bianco
di strada,
che un giorno ho da fare tra stanco
don don di campane...

Nascondi le cose lontane,
nascondile, involale al volo
del cuore! Ch'io veda il cipresso
là, solo,
qui, quest'orto, cui presso
sonnecchia il mio cane.

Giovanni Pascoli

Il vialetto del piccolo cimitero di Farneto, comune di Montelabbate (PU).