domenica 20 gennaio 2013

La Gola del Furlo

In una serena mattina d'inverno, resa ancor più limpida dalla piccola nevicata del giorno prima, ho voluto fare quattro passi al Furlo e precisamente lungo la stretta e profonda gola che caratterizza questo luogo. Anche se molti non lo conoscono oppure lo snobbano preferendogli la Gola della Rossa con le sue Grotte di Frasassi, il Furlo è uno dei luoghi più suggestivi delle Marche: un monumento naturale e allo stesso tempo un monumento storico, alla stratigrafia geologica delle rocce qui si aggiunge quella della civiltà umana.


La Gola del Furlo è il cuore dell'omonima Riserva Naturale, istituita nel 2001 proprio allo scopo di preservarla assieme ai due massicci che la compongono. Questa naturale "breccia" nel calcare massiccio dell'Appennino, è opera dell'erosione esercitata dal Fiume Candigliano, il principale affluente del Metauro.

La gola nel corso dei secoli ha avuto svariati nomi, anticamente la chiamavano Saxa Intercisa ossia Pietra Spaccata o Sasso Rotto, con la creazione della galleria ad opera dei Romani divenne Petra Pertusa cioè Pietra Forata mentre l'attuale denominazione di Furlo deriva dalla parola Forulum, Piccolo Foro. In questi antichi nomi è racchiusa l'essenza stessa del luogo.

Veniamo alla passeggiata, certo fredda visto la stagione ma piacevole e rasserenante. Contrariamente a quello che fanno tutti, ho voluto iniziare il cammino dal versante est della gola e precisamente dalla diga...

A parte i cartelli turistici e l'insegna della riserva che ci informano di essere giunti difronte alla gola, io identifico l'ingresso orientale del Furlo con la diga idroelettrica. La chiusa venne completata nel 1922, all'epoca fu una grande opera ingegneristica per questa zona e mutò radicalmente il paesaggio. Con la creazione della diga infatti l'impetuoso Fiume Candigliano, si trasformò in un placido lago.
La vista del bacino formato dal Candigliano stretto negli stretti argini della gola. 
Non molto lontano dalla diga, in prossimità di un grande incavo tra le pareti rocciose, scorgo questo antico chiavicotto che attraversa la strada in direzione del fiume. Quest'opera mi ricorda che sto camminando sull'antica consolare romana Flaminia. La Gola del Furlo, fino alla creazione dell'Autostrada del Sole, era un punto nevralgico nelle vie di comunicazione tra il nord Italia e Roma. Questo chiavicotto, assieme ad altri lungo la Flaminia, furono costruiti in età augustea e servirono a impedire il rapido deterioramento della strada.
Qualche passo ancora ed ecco il luogo più importante della gola, la galleria romana. Bisogna sapere che durante la realizzazione della via Flaminia, nel 220 a.C., i romani si limitarono ad aggirare gli speroni rocciosi della montagna e a farsi spazio eliminando a suon di piccone, mazza e scalpello pareti di pietra alte più di dieci metri. Ma ben presto ci furono diversi cedimenti e frane che spazzarono via il primo tracciato. 
In epoca augustea, ossia tra il 27 a.C. ed il 14 d.C., vennero eretti nei punti più delicati della gola dei muri di sostruzione alti anche venti metri, grazie a questi si realizzò un nuovo tracciato e come soluzione temporanea fu praticato un modesto foro nella roccia: la galleria piccola, non visibile da questo lato per via della Chiesa di Santa Maria, (nella foto è l'edificio sulla sinistra). Solo tra il 76 e il 77 d.C., ai tempi dell'Imperatore Vespasiano, venne realizzata la grande galleria che si usa tutt'oggi. 
Avvicinandosi alla piccola chiesa e alla galleria si scorgono molte epigrafi e incisioni che commemorano i più svariati eventi avvenuti tra questi massi. La grande lapide qui sopra fu affissa nella chiesa per ricordare i fatti d'arme avvenuti qui a seguito dei moti risorgimentali del 1848.
Sopra la piccola porta d'ingresso del tempio si trovano invece queste antiche e bellissime incisioni religiose.
All'interno della galleria è ben evidente il suo percorso leggermente curvo. Il foro scavato in un punto più interno rispetto al precedente, è lungo ben 38 metri, lago 5,30 e alto 6.
Altra incisione, all'interno del tunnel.
La parte occidentale della galleria, il pezzo costituito da blocchi di pietra è un rifacimento successivo.
L'ingresso occidentale, da questo punto è facile notare l'andamento quasi sinuoso del tracciato.
Ed ecco finalmente la galleria piccola, messa recentemente in sicurezza. Le sue modeste dimensioni permettevano il transito di un solo carro alla vota.
Da questa foto si vedono bene i due fori nello sperone di roccia e un po più a destra i muri di sostegno eretti durante i rifacimenti dell'età augustea. La grande importanza che ebbe il Furlo nell'antico assetto stradale della penisola, fu il motivo per il quale Goti e Bizzantini se lo contesero innumerevoli volte e venne fatto presidiare con delle fortificazioni, quest'ultime furono poi distrutte dai Longobardi. Durante il medioevo fino all'unità d'Italia questi fori nella roccia rappresentarono un pericolo per i viaggiatori, non tanto a causa delle difficoltà di transito ma per briganti che vi stazionarono.
Proprio a causa di queste difficoltà, il luogo è ben custodito dalla Beata Vergine...
...e persino sulle pareti di roccia lungo la strada sono addossate edicole votive.
Ma lasciamo stare l'inquietudine per un enorme masso di roccia che ti può piombare in testa da un momento all'altro ed ammiriamo il panorama lungo le sponde del fiume.
I raggi del sole iniziano a scendere sulle alte pareti di calcare nel versante nord della gola.
Affioramenti di roccia dal fiume, scolpita e ben levigata dalla forza dell'acqua.
Piccola grotta sulle rive del Candigliano.
Uno sguardo sul bacino verso est.
Gioco di ombre e luci che mette in risalto un grosso macigno.
Un altro sguardo sul fiume verso ovest, la strada scavata nella roccia pare accarezzare l'acqua, quasi volesse conciliarsi dopo secoli e secoli di attriti. Sullo sfondo, uno dei promontori meridionali della gola che racchiude la boscosa conca chiamata Selva Grande.
Lapide scolpita nella nuda roccia a ricordo dell'immane opera di taglio per rendere più agibile questo tratto della via Flaminia.
La Grotta del Grano, in realtà è un riparo naturale utilizzato dai pastori durante le transumanze sin dall'età del bronzo. Il nome deriva dal ritrovamento di numerose granaglie carbonizzate riconducibili al periodo in cui i Longobardi distrussero la fortezza che presidiava la gola, 571 d.C..
Uno scorcio della parete sud della gola, ricoperta dal nevischio e lambita dai raggi del sole... un vero spettacolo!
Ancora più a ovest dove termina la Gola del Furlo...
...si trova il paese del Furlo e questa è la sede della Riserva Naturale Statale della Gola del Furlo, più in la il Museo del Territorio.
Il cuore del piccolo paese, con l'albergo in cui il duce spesse volte sostava nei suoi spostamenti tra Roma e il nord Italia.
La gola vista dal paese. A proposito di Mussolini... nel 1936 la Milizia Forestale volle scolpire il profilo del duce sulla roccia del Furlo, ancora oggi è possibile intuire alcune forme della faccia, nonostante i partigiani l'abbiano fatta saltare durante il conflitto mondiale. Questa curiosità di storia recente del Furlo mi è venuta in mente riguardando la foto, senza farci caso ho fotografato parte del volto. Le rocce più in alto nella parete nord della gola, (sulla foto quella di sinistra), è ciò che resta di mento e naso del profilo mussoliniano.
Davanti al grazioso borgo, oltrepassato un grande prato ecco il Fiume Candigliano prima che diventi un lago.
Finisco così, un po come era iniziata, la mia passeggiata al Furlo .

Guarda sulla mappa dove si trova la Gola del Furlo e il percorso che l'attraversa.
Vai sul sito della Riseva Naturale Statale Gola del Furlo.

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