mercoledì 31 ottobre 2012

Al Camposanto

In questi giorni ricorrono le festività religioso-popolari di Ognissanti e dei Defunti, per la maggior parte di noi credo sia un giorno per ricordare e rendere omaggio ai cari e a tutti coloro che ci hanno preceduto nell'aldilà.

Festività quelle dei defunti che affondano le proprie radici nell'antichità. Tutt'oggi vi sono innumerevoli credenze legate ai primi giorni di novembre, molte di queste parlano di defunti che tornano nella notte alle proprie case per far visita alla famiglia, cenare e poi tornarsene nell'altro mondo.
Comunque sia in questo periodo dell'anno, con l'imminente arrivo dell'inverno, è forse un istinto atavico che ci riavvicina ai defunti e riporta ai cimiteri.

L'ingresso al vecchio cimitero abbandonato di Molleone, Cagli (PU).




venerdì 26 ottobre 2012

Una sera a Fiorenzuola beach

Subito a nord del porto di Pesaro s'innalza l'ultimo promontorio della costa occidentale adriatica, dopo di che la Riviera Romagnola e le limacciose spiagge della Pianura Padana, perlomeno fino a Trieste. Piuttosto che un singolo rilievo, si tratta di una fascia collinare a ridosso del mare, un susseguirsi di frastagliate falesie e minuscole valli. Le cime principali del sistema toccano appena i 200 m s.l.m., il rilievo maggiore è il Promontorio di Casteldimezzo (203m) ma ad essere più conosciuto è il Colle San Bartolo (201m), un picco a strapiombo sul mare dal quale prende nome il parco naturale che tutela l'area.
Grazie a questo ente, un'area di grande pregio paesaggistico-naturalistico è stata salvata per il momento da speculatori di ogni sorta, ricconi con manie di onnipotenza e la progressiva cementificazione dovuta dall'espansione degl'ingombranti centri urbani che la circondano.
Il territorio del San Bartolo è senza dubbio la perla del territorio pesarese!

Durante uno di quei pomeriggi dalla tipica impronta autunnale, mi sono deciso a visitare una delle spiagge più gettonate nella bella stagione all'interno del parco. Sto parlando della piccola e graziosa battigia di Fiorenzuola di Focara. L'unico modo per raggiungere via terra questo spicchio di costa è percorrendo a piedi una stradina ben asfaltata che dal borgo medievale di Fiorenzuola, scende giù per la falesia con interminabili serie di tornanti fino al mare.
Giunto finalmente al bagnasciuga non posso fare a meno di osservare da vicino i tipici sassi arrotondati con il quale è costituito, un tempo utilizzati per tappezzare le vie e le piazze dei borghi vicini. Il sole venuto meno, rendeva l'intero ambiente molto più placido di quel che in realtà era. Davanti ai miei occhi infatti il mare agitato rumoreggiava oltre le scogliera, dove dei temerari serfisti si cimentavano nel tentativo di cavalcarlo, onda dopo onda... mentre a riva, tronchi sbiancati dalla salsedine sembravano sculture disposte per una mostra nella più suggestiva galleria d'arte che si sia mai vista. Sopra tutto ciò il colle, diventato con l'incombere della sera un silente e tenebroso custode della spiaggia.
Pensare che a poca distanza da questo magico mondo tutto è rumore, confusione, molesta frenesia.

Qualche foto...

 La sera vista dal colle di Fiorenzuola di Focara.
 La piccola spiaggia protetta dal promontorio.
Con i piedi sulla spiaggia a guardare il sopraggiungere della sera attraverso la falesia che cade in mare.
 I numerosi tronchi che si trovano lungo la battigia, in estate sono utilizzati dai bagnanti per creare suggestivi ripari in stile naufrago.
 Legno, acqua, terra... i tipici sassi delle falesie del San Bartolo.
Uno dei serfisti mentre cavalca la sua onda.

Guarda dove si trova la spiaggia di Fiorenzuola di Focara.

domenica 14 ottobre 2012

Alpe della Luna: Da Bocca Trabaria al Monte dei Frati

L'Alpe della Luna è convenzionalmente considerato il primo tratto dell'Appennino Settentrionale. Questa piccola catena montuosa è ripartita tra tre regioni, Umbria, Marche e Toscana, in quest'ultima si trovano le due cime principali: Monte Maggiore 1384m s.l.m. e il Monte dei Frati 1453m s.l.m.. L'Alpe della Luna funge anche da spartiacque tra il grande bacino del Tevere e quelli molto più piccoli del versante adriatico, non a caso su queste montagne si trovano le sorgenti del Fiume Metauro e del Marecchia.

Il nome così particolare ed affascinante di queste montagne è legato a filo stretto con un'antica leggenda ma diciamolo, quale luogo nel nostro paese non ha da raccontare antiche storie e mitici racconti.
Allora per capire come mai l'Alpe è della Luna torniamo nel medioevo, a scovare quegli avvenimenti celati tra le pieghe della storia:
Ogni anno a Badia Tedalda i conti di Montedoglio, organizzavano una festa nel loro castello. In una di queste il giovane rampollo del casato Manfredi, si innamorò perdutamente di Rosalia, figlia del podestà del vicino castello di Colcellalto. La famiglia di Manfredi fu subito contraria all'unione, volevano per il giovane una ragazza di alto lignaggio. Questo non impedì al ragazzo di raggiungere frequentemente l'amata Rosalia a Badia Tedalda. Una notte di luna piena mentre i due si scambiavano amorose effusioni, Rosalia volle raccontare il segreto che custodiva l'Alpe a Manfredi: "Vedete Messere, Quando la Luna sembra appoggiata all´Alpe, se uno potesse toccarla tutti i suoi desideri sarebbero esauditi. Inoltre si narra che sull´Alpe siano nascosti immensi tesori, ma che nessuno sia mai riuscito a scovarli. L´Alpe appartiene infatti alla Luna e lei uccide chiunque osi avvicinarsi per trafugare i suoi tesori".
Dalla leggenda alla realtà... si sa con certezza che briganti assalivano diligenze e viandanti delle vie e dei passi limitrofi all'Ape e nascondessero i tesori rubati nel fitto dei suoi boschi. Chiunque si avventurasse nei pressi dei nascondigli veniva ucciso dai banditi.
Comunque sia, il giovane Manfredi decise di partire per la montagna, toccare la Luna e impadronirsi dei suoi tesori, così che nessuno possa frapporsi più tra lui e Rosalia. Anche la ragazza volle seguire il suo amato nell'impresa così i due partirono a cavallo ma non fecero più ritorno.
D'allora gli abitanti della zona raccontano che nelle notti di luna piena è possibile sentire il galoppo di due cavalli e addirittura vedere i due innamorati con le braccia protese verso la luna nel disperato tentativo di afferrarla.

Fatte le doverose presentazioni veniamo al percorso dell'escursione.
Il mio cammino ha inizio dal valico di Bocca Trabaria 1049m, il nome richiama l'antica mansione di queste montagne boscose, ossia rifornire di travi i cantieri di Roma. Da questo passo che unisce la Val Metauro alla Val Tiberina venivano fatti scendere i tronchi verso quest'ultima per poi essere trasportati via fiume fino alla capitale. Oggi invece il passo appenninico è invaso da camion in inverno e stormi di motociclisti in estate. Raggiungere il valico può rivelarsi cosa alquanto lunga, per evitare noiose code di camion, pattuglie di carabinieri dalla paletta facile o peggio ancora motociclisti esaltati è meglio partire di buon ora, lo dico per esperienza personale.
Comunque raggiunta Bocca Trabaria si segue senza difficoltà il sentiero GEA, (Grande Escursione Appenninica), un lungo sentiero che partendo proprio dal passo arriva fino in Liguria. Il percorso segue le creste delle montagne, perennemente ricoperte da fitti boschi, è pressoché impossibile sbagliare inoltre L'Alpe della Luna è provvisto di una segnaletica eccellente. Oltrepassato il Monte Maggiore si abbandona il sentiero GEA che scende a valle, per continuare il percorso sulle cime fino a raggiungere la bellissima Ripa della Luna da dove si gode di una vista eccezionale e più avanti il Monte dei Frati. Poco sotto la cima, sempre ricoperta dalla foresta, si trova una piccola capanna, il Bivacco Paolo Massi, nel quale oltre a poter riposare è possibile lasciare qualche riga su un diario a ricordo dell'esperienza.
Il vero nemico di questa escursione è il tempo, le distanze da un luogo all'altro qui sono notevoli e nel mezzo c'è solo foresta, bisogna far bene i conti. Infatti avendo accumulato un notevole ritardo per raggiungere Bocca Trabaria, la mia escursione è partita in notevole ritardo, l'andata ha occorso cinque ore di cammino o poco più, per il ritorno sono stato costretto a correre impiegando quattro ore circa e per il rotto della cuffia ho evitato di vagare notte tempo attraverso queste "terre selvagge".
Altra raccomandazione importante, portarsi una buona scorta di acqua, sulle creste montuose non ci sono fonti d'acqua!

Una bella sequela di foto dall'escursione....

La partenza, prato nei pressi del Passo di Bocca Trabaria e già sullo sfondo si vedono le cime che dovrò attraversare per raggiungere il Monte dei Frati.
Più a nord si notano il Monte Carpegna e i Sassi di Simone e Simoncello.
Camminando sono subito all'interno di una fitta foresta composta da altissimi faggi.
Un'occhiata sulla strada che scende verso la parte umbra della Val Tiberina.
Il verde predomina in ogni sua tonalità! Molti faggi sono di eccezionale bellezza, purtroppo la forte luce impedisce di apprezzare al meglio le contorte forme della pianta.
Un potente occhio guarda sulla Val Tiberina: Anghiari e la lunga, dritta via che scende giù dal borgo toscano.
Altro sguardo sull'alta Valle del Tevere.
Una vastissima macchia interrompe bruscamente le fitta foresta.
In prossimità del Monte Maggiore, seconda cima dell'Alpe della Luna.
Una strada si arrampica sul ripido versante adriatico dell'Alpe ma tutto il resto è bosco.
Sembra proprio che mi trovi "in to the wild"!
 Uno sguardo verso le creste montuose già oltrepassate.
Lungo il cammino si incontrano suggestive sculture di legno plasmate dagli elementi.
 Uno dei tanti capanni di caccia che si trovano in questa foresta, unico segno di civiltà, danno la sensazione di trovarsi in una terra di frontiera.
 Ennesima occhiata ai verdissimi monti dell'Alpe.
 L'Appennino Umbro-Marchigiano visto dall'Alpe della Luna...
 La Carpegna...
 E il lago artificiale di Montedoglio, lungo il corso del Fiume Tevere.
 Prossimo al Monte dei Frati, mi imbatto in questo maestoso faggio dalla forma strana, sembra una mano che dal terreno cerca di allungarsi verso il cielo magari è perfino riuscito a toccare la luna.
 La stupenda Ripa della Luna.
 Il balzo del frate.
 La Ripa vista da nord e dietro tutto il sistema montuoso dell'Alpe della Luna...uno spettacolo!
 Modesto mucchietto di pietre indica la cima del Monte dei Frati.
 Il grazioso Bivacco Paolo Massi poco al disotto della cima, piccola pausa e poi si ritorna indietro.
 Durante il viaggio di ritorno al Passo di Bocca Trabaria noto questo suggestivo gioco di luci al limitar di un prato.
 Avevo detto che sembrava di trovarsi sulla frontiera... infatti queste montagne sono da secoli un confine, dai tempi del Gran Ducato di Toscana e lo Stato Pontificio a oggi con Marche e Toscana.
 Altro cippo confinario.
 In una località chiamata Passo delle Vacche chi ti incontro!?!
 Prossimo all'arrivo a Bocca Trabaria, ammiro i raggi del sole allungarsi e poi sparire lungo i pendii di queste montagne.
Finalmente riesco a venire fuori dalla foresta e osservo come in partenza le cime dell'Alpe...è quasi notte.

Guarda il percorso da Bocca Trabaria al Monte dei Frati.

sabato 13 ottobre 2012

Torricino by night

Il tempo scorre via ma i ricordi restano vividi nella mente! 
Quanta nostalgia mi assale mentre ripenso ad Urbino, 
città che ho amato ed odiato allo stesso tempo...
Chi l'avrebbe detto che mi saresti mancata così tanto!

Ecco uno scorcio che mi riporta alle mente il tempo trascorso ad Urbino...il Palazzo Ducale e uno dei celebri torricini ripresi da Piazza Mercatale, un giovedì sera come tanti nella città universitaria.

La mappa di Urbino.